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21 mesi di carcere, ma è solo il sosia del rapinatore

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2007 22:47
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Assomiglia al rapinatore: in prigione per 21 mesi

È stato scagionato dall’accusa di aver rapinato una banca grazie alle orecchie a sventola. Ma in attesa che saltasse fuori la verità sullo scambio di persona, Antonino Di Caccamo, 39 anni, pregiudicato (e già agli arresti domiciliari per un’altra rapina, stavolta sua) ha trascorso 21 mesi in cella. Sembra una trama di Kafka ma tutto si è svolto a Bagheria, una cittadina a 15 chilometri da Palermo. Il colpo al Credito siciliano, sventato dall’arrivo di un poliziotto, risale al 9 settembre 2005. Le telecamere a circuito chiuso avevano ripreso un uomo che, a detta delle persone che allora si trovavano nella banca, doveva essere proprio Di Caccamo. Guardando le foto segnaletiche anche i testimoni hanno giurato di riconoscerlo e le manette per lui sono scattate il 12 gennaio dell'anno scorso. Dopo due mesi i suoi avvocati hanno giocato la carte della perizia ma la richiesta fu respinta dal magistrato inquirente. Per la giustizia non c’erano dubbi. E così alle imprese segnalate sulla fedina penale di Di Caccamo se n’è aggiunta una nuova, iscritta d’ufficio e senza alcun “merito”.


La perizia: simili al 46%
Meno male che i suoi legali non hanno mollato e hanno fatto redigere una perizia antropometrica facendo confrontare il volto del loro assistito con quello che si intravede nelle immagini sgranate delle telecamere a circuito chiuso. Gli esperti hanno stabilito che tra i due volti c’è un’identità del 46% ma le differenze sono altrettanto forti. La quinta sezione del tribunale di Palermo ha dovuto decidere quindi per la scarcerazione di Di Caccamo: non coincidono la forma e le dimensioni del naso e le orecchie, che sono più a sventola di quelle del bandito sfuggito alla cattura. Non corrispondono nemmeno la stempiatura e il taglio degli occhi. Quanto invece agli orari di quello che presentò come alibi, erano compatibili con il suo presunto “colpo”: quella mattina lui era stato al Sert, il servizio di assistenza per tossicodipendenti, fino circa alle 10:45. Ma poi era tornato a casa verso mezzogiorno. In quel lasso di tempo, secondo il gip che lo aveva fatto mettere in prigione, avrebbe tentato la rapina.


Probabile sconto di pena sulla sua condanna per rapina
La vicenda è finita su Il Giornale di Sicilia. Da quelle pagine l’avvocato Giuseppe Martorana ha raccontato questa storia che ha del paradossale. Se non fossimo pur sempre in Italia: «Durante i 21 mesi di detenzione Di Caccamo non si è mai rassegnato al fatto che la verità sarebbe venuta a galla. Ha sempre detto che con la rapina di cui era accusato non aveva nulla a che fare ed ha sempre avuto fiducia nella giustizia». E pensare che quasi due anni di ingiusta detenzione hanno fatto saltare tutti i piani: «Di Caccamo – ricorda Martorana - è stato arrestato alla vigilia del suo matrimonio. Una data che attendeva da tempo, dopo che era “fuggito” con la donna con la quale convive e dalla quale ha avuto due figli». Fortuna nella sfortuna: questo periodo di carcere potrebbe tornare utile se gli sarà sottratto dalla pena a cui era stato condannato in precedenza.

Era già successo
Nell'estate 2005 a Piacenza i carabinieri posero fine all'incubo di Roberto Zenolio, ritenuto autore di una lunga serie di rapine nella zona di Reggio Emilia e sulla costa ligure, di cui era invece responsabile il suo sosia Stefano Ghibaudi arrestato tempo dopo. Zenolio, come Di Caccamo, era già stato autore di varie rapine.

Nel 1998 a Londra il cantante rap Mark Morrison, che dopo una rissa fu condannato a 150 ore di servizio sociale, pensò bene di mandare una controfigura all'appuntamento con la legge. Una limousine accompagnò il sosia al centro sociale di Broadway ma l'inganno fu scoperto e denunciato da un giornalista del Times.

I casi di inganno più clamorosi sono quelli che riguardano i gemelli. In Brasile rasentano la leggenda i casi di scambio di persona in carcere, durante le visite, tanto sono rocamboleschi. L'ultimo è avvenuto due mesi fa a Sao Jose dos Campos, dove un malvivente condannato per droga è riuscito a fuggire lasciando al suo posto il gemello che era andato a trovarlo, dopo un rapido scambio di abiti.

Episodi pressochè identici si erano verificati nel 2005 nel carcere di Pessoa e nel 2002 in quello di Uberlandia, dove un pericolossissimo bandito detenuto per sequestro di persona cedette il posto al fratello.

Non sempre però un fratello gemello è di aiuto. Ne sa qualcosa chi si trova a dover rispondere dei guai procurati dal proprio doppione che si aggira per il mondo. A Washington nel 1999 nessuno prese sul serio Ray Nugent quando disse alla polizia che a compiere la rapina di cui era accusato non era lui, ma il fratello. Finchè la verità non venne a galla, accompagnata da un risarcimento di 150mila dollari per i giorni passati in carcere.

[Modificato da .pazuzu. 21/09/2007 22:47]
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