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AUSTRIA, CONFESSA IL PADRE-STUPRATORE

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2008 13:39
29/04/2008 18:12
 
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AUSTRIA, CONFESSA IL PADRE-STUPRATORE
(di Christine Maieron)

VIENNA - "Per anni è riuscito a ingannare tutti: la famiglia, la polizia, le autorità competenti per le adozioni e l'affidamento di bambini, la giustizia". Si nota anche un bel po' di perplessità nelle voci degli inquirenti che oggi hanno presentato - davanti ai riflettori delle telecamere giunte nella cittadina austriaca di Amstetten da tutto il mondo - i risultati delle indagini sulle atrocità senza precedenti commesse da Josef Fritzl, l'uomo che ha tenuto in prigionia in una cantina senza finiestre per 24 anni sua figlia Elisabeth e alcuni dei figli che la donna aveva avuto da lui. Fritzl, che secondo la stampa austriaca è un ingegnere elettrotecnico e ultimamente gestiva una ditta per la vendita di biancheria intima, è un uomo prestante nonostante i suoi 73 anni, alto, capelli e baffetti bianchi.

"Un uomo con potenza sessuale elevata - ha detto oggi il direttore della sicurezza pubblica della Regione Bassa Austria, Franz Prucher - ma anche un uomo autoritario e tirannico". E Josef Fritzl è senz'altro anche un uomo che tramite un tessuto fittissimo di menzogne è riuscito a crearsi una doppia esistenza perfetta, con una vita pubblica insieme alla moglie Rosemarie, ai sette figli e ai tre 'nipoti' nella casa di sua proprietà e una vita clandestina, con la sua figlia-amante prigioniera Elisabeth e altri tre dei suoi figli, in una cantina di 60 metri quadri senza luce naturale, alta appena un metro e settanta, accessibile attraverso una porta che poteva essere aperta solo con un meccanismo elettrico del quale solo Fritz conosceva il codice. Una vità, quest'ultima, basata su incesto, violenza, restrizione della libertà, omicidio e deprivazione totale delle sue vittime, delle quali tre, Kerstin (19 anni), Stefan (18) e Felix (5) non avevano mai visto la luce del sole fino alla loro liberazione. Le foto dell'interno del carcere sotterraneo presentate oggi alla stampa mostrano che Fritzl aveva investito parecchio lavoro per allestirvi delle stanzette che al primo sguardo danno l'impressione di una certa comodità.

"Vi preghiamo di rispettare il fatto che non vi mostreremo foto delle piccolissime celle con i letti, dove sono nati e sono anche vissuti dei bambini", ha detto Prucher. "Sono spazi molto privati e vogliamo che la conoscenza di questi luoghi rimanga cosa privata di quelli che vi hanno dovuto vivere", ha aggiunto. Ad Amstetten, linda cittadina lungo il corso del Danubio nel cuore del Mostviertel, la regione famosa per il mosto che si ottiene con le mele e le pere dei suoi frutteti che si stendono a perdita d'occhio, la gente è sbigottita. La cosa forse più difficile da accettare, in questa storia che ha messo sotto shock l'intera Austria, è che tutti abbiano creduto per decenni alla storia inventata da Fritzl: una figlia sviluppatasi male, caduta nelle mani di una setta all'età di 18 anni che ogni tanto portava a casa dei suoi genitori un bebé con una lettera di accompagnamento con la preghiera di prendersene cura. I tre bambini vissuti con il 'padre nonno', Lisa (16), Monika (15) e Alexander (12) erano infatti ben integrati nella cittadina, frequentavano anche diverse associazioni locali e studiavano strumenti musicali, regalatigli dalla nonna. Oggi Kerstin, la figlia maggiore di Elisabeth si trova in medicina intensiva e sta lottando per la sua vita. Ricoverata lo scorso 19 aprile con una malattia misteriosa è stata lei a far scoppiare le indagini sul caso, dopo che i medici si erano stupiti che non fosse possibile prendere contatti con sua madre e avevano chiesto aiuto alla polizia, che a sua volta aveva interessato al caso i media locali. Ora gli altri sette membri della famiglia sono in ospedale, dove vengono curati da un team di psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. La più provata psicologicamente risulta Rosemarie, 69 anni, la moglie di Fritzl che gli inquirenti ritengono fosse fino a ieri all'oscuro di tutto.

"Tutte le persone coinvolte dovranno riscrivere le proprie biografie", ha detto Eva Muenker-Kramer, membro del team. E con tutta probabilità ciò non sarà così facile come la gioia provata dal piccolo Felix, dopo il primo giro in macchina della sua vita diretto verso l'ospedale.

NATASCHA KAMPUSCH, LI VOGLIO AIUTARE
 "Voglio aiutarli": all'indomani della scoperta dell'agghiacciante vicenda della 'casa degli orrori' di Amstetten parla anche Natascha Kampusch, la ragazza austriaca sequestrata da bambina da uno squilibrato e tenuta prigioniera per otto anni e mezzo in una cella sotterranea di appena sei mq, la cui triste sorte viene rievocata dagli eventi attuali. Natascha, diventata una celebrità mondiale nei media internazionali dopo essersi liberata da sola nell'agosto del 2006, oggi si è rivolta alla stampa con un'intervista alla radio nazionale Orf e con un comunicato diffuso dai suoi consiglieri per i contatti con i media. "Voglio aiutare finanziariamente l'intera famiglia", ha affermato, dicendosi anche pronta a contatti diretti con le vittime del caso criminale di Amstetten, soprattutto con Elisabeth Fritzl. Le persone tenute prigioniere nella cantina della casa per così tanto tempo hanno bisogno di misure di formazione scolastica, di assistenza medica e per la reintegrazione nella società e per questo i soldi aiutano, ha detto ancora Natascha. Poco dopo essersi liberata dalle mani del suo aguzzino Wolfgang Priklopil, Natascha aveva annunciato di voler creare con i circa 50.000 euro ricavati da donazioni e tramite i diritti di vendita delle sue interviste una fondazione destinata a progetti umanitari, ma finora la fondazione è ancora in fase preparatoria e Natascha non aveva ancora deciso per quali progetti usare i soldi. "La volontà di aiutare a questa famiglia è nata spontaneamente", ha detto Natascha, spiegando tuttavia di aver "avvertito già da alcune settimane il desiderio di voler dedicarsi in qualche modo a persone dispere o sparite, oltre che a vittime di abusi". Ma con evidente allusione alla maniacale attenzione che i media hanno riservato a lei e al suo caso, Natascha dice anche: "sto pensando molto a questa famiglia, secondo me il tumulto mediatico non è una cosa buona per queste persone e posso immaginare la difficile situazione sia della madre sia dei figli". "In quei momenti - ha aggiunto - la priorità è imparare a orientarsi nella nuova situazione, e questo viene reso ancora più difficile dalle influenze esterne".


01/05/2008 13:39
 
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