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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 13/05/2024 09:21
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21/11/2023 11:49
 
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«Il Figlio dell uomo è venuto a cercare e a salvareciò che era perduto»

Rev. D. Enric RIBAS i Baciana
(Barcelona, Spagna)
Oggi, Zaccheo sono io. Questo personaggio era ricco e capo di pubblicani; io ho più di quanto abbia bisogno e forse molte volte agisco come un pubblicano e mi dimentico di Cristo. Gesù, nella moltitudine, cerca Zaccheo; oggi, in mezzo a questo mondo, cerca precisamente me: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).

Zaccheo desidera vedere Gesù; non ci riuscirà se non si sforza e sale sull albero. Tante volte vorrei anch'io vedere l azione di Dio, ma non so se sono veramente disposto a cadere nella ridicolaggine agendo come Zaccheo. La disposizione del capo dei pubblicani di Gerico è necessaria perché Gesù possa agire; e se non si affretta, chissà perda l unica opportunità di essere toccato da Dio e così di salvarsi. Forse ho avuto molte opportunità di incontrarmi con Gesù e chissà sia già ora di essere coraggioso, di uscire di casa, di incontrarLo e di invitarLo ad entrare dentro di me, perché Lui possa dire anche di me: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9-10).

Zaccheo lascia entrare Gesù in casa sua e nel suo cuore, sebbene non si senta troppo degno di tale visita. In lui, la conversione è totale: comincia con la rinuncia all ambizione delle ricchezze, prosegue con il proposito di dividere i suoi beni e finisce determinando di fare giustizia, correggendo i peccati commessi. Forse Gesù mi sta chiedendo qualcosa di simile da molto tempo, io però non voglio ascoltarlo, faccio orecchie da mercante; ho bisogno di convertirmi.

Diceva san Massimo: «Non c è nulla di più caro e piacevole a Dio come che gli uomini si convertano a Lui con un pentimento sincero». Che Lui mi aiuti oggi a farne una realtà.
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22/11/2023 10:10
 
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Fatele fruttare fino al mio ritorno»

P. Pere SUÑER i Puig SJ
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci propone la parabola delle mine: una quantità di denaro che quel nobile distribuì tra i suoi servi, prima di partire per un paese lontano. Anzitutto consideriamo l occasione che provoca la parabola di Gesù. Egli andava salendo a Gerusalemme, dove lo aspettavano la Passione e la Risurrezione. I discepoli «Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all altro» (Lc 19,11). Ed è in queste circonstanze quando Gesù propone questa parabola. Con essa, Gesù ci insegna che dobbiamo far fruttificare i doni e le qualità che Egli ci ha dato. Non sono nostri quindi non possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Egli ce li ha lasciati per farli fruttificare. Quelli che hanno fatto fruttare le mine più o meno sono lodati e premiati per il suo Signore. É il servo pigro, che mise i soldi da parte in un fazzoletto senza farlo rendere, è colui che è rimproverato e condannato.

Il Cristiano, dunque deve aspettare È chiaro! il ritorno del suo Signore, Gesù. Però con due condizioni, se si vuole che l incontro sia amichevole, la prima è allontanare la curiosità malsana di voler sapere l ora del solenne e vittorioso ritorno del Signore. Verrà, disse in un altro momento, quando meno lo pensiamo. Via per tanto le speculazioni su questo! Aspettiamo con speranza, però in un attesa fiduciosa senza curiosità malsana. La seconda è di non perdere il tempo. L attesa dell incontro e della fine gioiosa non può essere una scusa per non prenderci sul serio il presente. Precisamente, perché la gioia e il piacere dell incontro finale sarà tanto migliore quanto maggiore sia la apportazione che ognuno abbia fatto per la causa del regno nella vita presente.

Non manca, neanche qui, la grave avvertenza di Gesù a quelli che si ribellano contro di Lui: «E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me» (Lc 19,27).
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23/11/2023 09:18
 
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Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!»

Rev. D. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, Spagna)
Oggi, l immagine che ci presenta il Vangelo è quella di un Gesù che «pianse» (Lc 19,41) per la sorte della città eletta, che non ha riconosciuto la presenza del suo Salvatore. Conoscendo le notizie che si son avute negli ultimi tempi, ci risulterebbe facile applicare questo lamento per la città che è, allo stesso tempo santa e motivo di divisioni.

Ma, guardando più avanti, possiamo identificare questa Gerusalemme con il popolo eletto, che è la Chiesa, e per estensione- con il mondo in cui questa deve compiere la sua missione. Così facendo, ci troveremo davanti a una comunità che, sebbene abbia raggiunto quote altissime nel campo della tecnologia e della scienza, geme e piange, perché vive circondata dall egoismo dei suoi membri, perché ha alzato attorno a sé le mura della violenza e del disordine morale, perché scaraventa a terra i suoi figli, trascinandoli con le catene di un individualismo disumanizzante. Infine, quello che troviamo è un popolo che non ha saputo riconoscere il Dio che la visita (cf. Lc 19,44).

Tuttavia, noialtri cristiani non possiamo fermarci alle semplici lagnanze, non dobbiamo essere profeti di sventure, ma uomini di speranza. Conosciamo il finale della storia, sappiamo che Cristo ha fatto cadere le mura e ha rotto le catene: le lacrime che verte in questo Vangelo prefigurano il sangue con cui ci ha salvati.

Di fatto, Gesù è presente nella sua Chiesa, specialmente per mezzo di quelli che sono i più bisognosi. Dobbiamo riconoscere questa presenza per capire la tenerezza che Cristo ha verso di noi: è così eccelso il suo amore, ci dice sant Ambrogio, che Lui si è fatto piccolo ed umile affinché noi possiamo diventare grandi; Lui si è lasciato stringere tra le fasciature di un bambino comune, perché noi siamo liberati dai lacci del peccato; Lui si è lasciato inchiodare sulla croce, perché noi possiamo essere enumerati tra le stelle del cielo...Perciò, dobbiamo essere riconoscenti verso Dio, e scoprire presente tra noi Colui che ci visita e ci salva.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Sono inorridito al pensiero del pericolo che un giorno, per mancanza di considerazione o per essere assorto in cose vane, dimentichi l'amore di Dio e diventi per Cristo motivo di vergogna e di rimprovero» (San Basilio Magno)

«Il Dio vero ci viene incontro con la "disarmante" mitezza dell'amore» (Benedetto XVI)

«( ) Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi (Lc 19,41-42)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 558)
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25/11/2023 09:44
 
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«Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»

Rev. D. Ramon CORTS i Blay
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Parola di Dio tratta il tema capitale della risurrezione dei morti. Stranamente, come i sadducèi, neppure noi ci stanchiamo di formulare domande inutili e fuori posto. Vogliamo risolvere questioni dell aldilà con i criteri di quaggiù, mentre nel mondo futuro tutto sarà diverso: «Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dei morti, non prendono né moglie né marito» (Lc 20,35). Partendo da premesse sbagliate, arriviamo a conclusioni erronee.

Se ci amassimo di più e meglio, non ci risulterebbe strano che in cielo non ci sia l esclusivismo dell amore che viviamo quaggiù, totalmente comprensibile per la nostra limitazione, che ci rende difficile uscire dai nostri circoli immediati. Ma nel cielo ci ameremo tutti e con un cuore puro, senza invidie né diffidenze, e non solo verso il marito o la moglie, i figli o i consanguinei, ma verso tutti, senza eccezioni né discriminazioni d idioma, di nazionalità, razza o cultura, perché l «amore vero raggiunge una forza grande» (San Paolino di Nola).

Ci fa molto bene ascoltare queste parole della Sacra Scrittura che affiorano sulle labbra di Gesù. Ci fa bene, perché potrebbe succederci che, mossi da tanti fattori che non ci lasciano neppure il tempo di pensare, e, sotto l influenza di una cultura ambientale che sembra negare la vita eterna, potremmo arrivare a sentirci presi dal dubbio riguardo alla risurrezione dei morti. Sì, ci fa molto bene che lo stesso Signore sia chi ci dice che c è un futuro aldilà della distruzione del nostro corpo e di questo mondo passeggero: «Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»» (Lc 20,37-38).
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27/11/2023 10:27
 
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«Nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere»

Rev. D. Àngel Eugeni PÉREZ i Sánchez
(Barcelona, Spagna)
Oggi, come quasi sempre, le piccole cose passano inavvertite: elemosine piccole, sacrifici piccoli, piccole preghiere (giaculatorie); ciò che però appare piccolo e senza importanza, molte volte, costituisce la struttura e anche la parte compiuta delle opere d arte: tanto delle grandi opere d arte come dell opera massima della santità personale.

Per il fatto di passare inavvertite queste piccole cose, la loro rettitudine di intenzione è garantita: non cerchiamo con esse il riconoscimento altrui né cerchiamo la gloria umana. Solo Dio le scoprirà nel nostro cuore, come solo Gesù si accorse della generosità della vedova. E più che certo che la povera donna non fece annunciare il suo gesto con uno squillo di tromba, ed è anche possibile che si vergognasse e si sentisse ridicola di fronte agli sguardi dei ricchi, che gettavano grandi donativi nella cassetta delle elemosine del tempio pavoneggiandosi. Tuttavia, la sua generosità, che la portò a prendere forza dalla sua debolezza, nella sua indigenza, meritò l elogio del Signore, che vede il cuore delle persone: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha donato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno dato come donativo parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha donato assolutamente tutto quello che aveva per vivere» (Lc 21,3-4).

La generosità della vedova, povera, è un buon insegnamento per noialtri, discepoli di Cristo. Possiamo dare molte cose, come i ricchi «che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio» (Lc 21,1), ma nulla di tutto ciò avrà valore se soltanto diamo di quello che ci avanza , senza amore e senza spirito di generosità, senza offrire noi stessi. Dice sant Agostino: Essi osservavano le grandi offerte dei ricchi per le quali li lodavano. Anche se poi videro la vedova, quanti furono quelli che notarono quelle due monete?...Lei donò tutto ciò che possedeva. Aveva molto, perché aveva Dio nel suo cuore. È molto di più avere Dio nell anima che oro nella cassaforte». E assolutamente certo che se siamo generosi con Dio, Lui lo sarà ancora di più con noi.
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28/11/2023 08:39
 
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«Non sarà lasciata pietra su pietra»

Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, ascoltiamo meravigliati il severo avvertimento del Signore: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (Lc 21,6). Queste parole di Gesù si situano alle antipodi di una così chiamata cultura del progresso indefinito dell umanità o, se si preferisce, di alcun leader tecnoscentifico e politicomilitare della specie umana, in inarrestabile evoluzione.

¿Da dove? ¿Fino a dove? Questo non lo sa nessuno e non lo può sapere, ad eccezzione, in ultimo termine, di una supposta materia eterna che nega Dio usurpando le sue qualità. Come cercano di beffarci coloro che rifiutano di accettare la precarietà e la limitazione che sono proprie della condizione umana!

Noi, discepoli del Figlio di Dio fatto uomo, di Gesù, ascoltiamo le sue parole e, assumendole le meditiamo. Ed ecco cosa ci dice: «Badate di non lasciarvi ingannare» (Lc 21,8). Ce lo dice Quello che è venuto a dar testimonio della verità, affermando che quelli che sono della verità ascoltano la sua voce.

E anche qui ci afferma: «Ma non è subito la fine» (Lc 21,9). Questo vuol dire, da una parte, che disponiamo di un tempo per la salvezza e che ci conviene approfittarlo; e, dall altra, che, in qualsiasi caso, verrà la fine. Sì, Gesù, «verrà a giudicare i vivi e i morti», così come lo professiamo nel Credo.

Lettori di Contemplare il Vangelo di oggi, cari fratelli e amici: alcuni versicoli più avanti del frammento che ora commento, Gesù ci stimola e consola con queste parole che, in suo nome, vi ripeto: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21,19).

Noi, dando una cordiale risonanza, con l energia di un inno cristiano, ci esortiamo l un l altro: «Perseveriamo, che con la mano tocchiamo già la cima!».
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29/11/2023 09:17
 
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«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, riflettiamo su questa sentenza breve ed incisiva di nostro Signore, che penetra nell anima e, al ferirla, ci fa pensare: perché è così importante la perseveranza? Perché Gesù fa dipendere la salvezza dall esercizio di questa virtù?

Perché non è il discepolo superiore al Maestro -«sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Lc 21,17)- e, se il Signore fu segno di contraddizione, necessariamente lo saranno i suoi discepoli. Il Regno di Dio lo carpiranno quelli che si sacrificano, quelli che lottano contro i nemici dell anima, quelli che combattono con coraggio questa bellissima guerra di pace e di amore , come gli piaceva dire a san Josemaría Escrivà, in questo consiste la vita cristiana. Non ci sono rose senza spine ed il cammino verso il Cielo non è un sentiero privo di difficoltà. Conseguentemente, senza la virtù cardinale della fortezza, le nostre buone intenzioni finiscono nella sterilità. E la perseveranza fa parte della fortezza: ci muove, concretamente, ad avere le forze sufficienti per sopportare con gioia le contrarietà.

La perseveranza, in grado sommo, la si ha sulla croce; perciò la perseveranza conferisce libertà all elargire il dominio di sé stessi per mezzo dell amore. La promessa di Cristo è indefettibile: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.» (Lc 21,19) e questo è dovuto al fatto che ciò che ci salva è la Croce. E la forza dell amore quello che da ad ognuno la paziente e gioiosa accettazione della Volontà di Dio, quando questa come succede sulla Croce- contrasta, in un primo momento, con la nostra povera volontà umana.

Ma solo in un primo momento, perché poi viene liberata la traboccante energia della perseveranza che ci porta a capire la difficile scienza della Croce. Perciò la perseveranza genera pazienza che va molto più in là della semplice rassegnazione. Non ha inoltre niente a che vedere con atteggiamenti stoici. La pazienza contribuisce decisivamente a capire che la Croce, molto prima di essere dolore, è essenzialmente amore.

Chi ha capito meglio di tutti questa verità salvatrice è la nostra Mamma del Cielo; Lei aiuterà anche noi a comprenderla.
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03/12/2023 09:22
 
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«A tutti dico: vegliate!»

Mons. José Ángel SAIZ Meneses, Arcivescovo di Siviglia
(Sevilla, Spagna)
Oggi iniziamo con tutta la Chiesa un nuovo Anno liturgico con la prima domenica di Avvento. Un tempo di speranza, un tempo in cui il ricordo della prima venuta del Signore si rinnova nei nostri cuori, nell'umiltà e nell'occultamento, e si rinnova il desiderio del ritorno di Cristo in gloria e maestà.

Questa domenica di Avvento è profondamente segnata da una chiamata alla vigilanza. San Marco include fino a tre volte nelle parole di Gesù il comando di vegliare . E la terza volta lo fa con una certa solennità: «Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!» (Mc 13,37). Non è solo una raccomandazione ascetica, ma una chiamata a vivere come figli della luce e del giorno.

Questa chiamata è rivolta non solo ai suoi discepoli, ma a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, come un'esortazione che ci ricorda che la vita non ha solo una dimensione terrena, ma è proiettata verso un oltre . L'essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, dotato di libertà e responsabilità, capace di amare, dovrà rendere conto della sua vita, di come ha sviluppato le capacità e i talenti che ha ricevuto da Dio; se li ha conservati egoisticamente, o se li ha fatti fruttificare per la gloria di Dio e al servizio dei suoi fratelli.

La disposizione fondamentale che dobbiamo vivere e la virtù che dobbiamo esercitare è la speranza. L'Avvento è, per eccellenza, il tempo della speranza, e l'intera Chiesa è chiamata a vivere nella speranza e a diventare segno di speranza per il mondo. Ci prepariamo a commemorare il Natale, l'inizio della sua venuta: l'Incarnazione, la Natività, il suo passaggio per la terra. Ma Gesù non ci ha mai lasciato; rimane con noi in vari modi fino alla fine dei tempi. Per questo «con Gesù Cristo la gioia nasce e rinasce sempre!» (Papa Francisco).
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05/12/2023 09:13
 
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«Io ti rendo lode, Padre»

Abbé Jean GOTTIGNY
(Bruxelles, Belgio)
Oggi leggiamo un brano del decimo capitolo del Vangelo secondo San Luca. Il Signore invia settantadue discepoli ai luoghi dove anche Lui doveva andare. Essi ritornano esultanti. Sentendoli raccontare del loro operato e delle loro gesta «Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra » (Lc 10,21).

La gratitudine è uno degli aspetti dell umiltà. L arrogante considera che non deve niente a nessuno. Ma, per essere grati, è necessario essere capaci di riconoscere, in primo luogo, la propria piccolezza. Grazie è una delle prime parole che insegniamo ai bambini. «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21).

Benedetto XVI, parlando dell atteggiamento dell adorazione, afferma che questo presuppone un «riconoscimento della presenza di Dio, Creatore e Signore dell universo. È un riconoscimento pieno di gratitudine che emerge dal profondo del cuore e avvolge tutto l essere, perché l uomo può realizzarsi solamente adorando e amando Dio sopra ogni cosa».

Un anima sensibile esperimenta la necessità di manifestare il suo riconoscimento. È la sola cosa che come uomini possiamo fare per corrispondere ai favori divini. «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1Cor 4,7). Naturalmente abbiamo bisogno di «ringraziare a Dio Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito Santo; con la grande misericordia con la quale ci ha amati, ha avuto pietà di noi, e quando eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo, perché fossimo in Lui una nuova creazione» (San Leone Magno).
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06/12/2023 09:13
 
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« Quanti pani avete? . Risposero: Sette, e pochi pesciolini »

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi contempliamo nel Vangelo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Molta gente commenta l evangelista Matteo «si radunò» (Mt 15,30) al Signore. Uomini e donne che hanno bisogno di Cristo, ciechi, zoppi e malati di ogni genere, così come altri che lo accompagnano. Anche tutti noi abbiamo bisogno di Cristo, della sua tenerezza, del suo perdono, della sua luce, della sua misericordia, In Lui si trova la pienezza umana.

Il Vangelo di oggi ci fa renderci conto allo stesso tempo della necessità di uomini che portino altri uomini verso Gesù Cristo. Coloro che conducono i malati da Gesù affinché li guarisca, sono immagine di tutti coloro che sanno che l atto di carità più grande con il prossimo è avvicinarlo a Cristo, fonte di Vita. La vita di fede esige, quindi, la santità e l apostolato.

San Paolo ci esorta ad avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo (cfr. Fl 2,5). Il Vangelo ci mostra com è fatto il cuore: «Sento compassione di questa folla» (Mt 15,32). Gesù non può abbandonare così le persone: stanche ed affamate. Cristo cerca l uomo nella necessità ma finge di incontrarlo per caso. Quanto è buono il Signore con noi! E come sono importante le persone ai suoi occhi! Solo col pensarlo, il cuore umano si dilata pieno di gratitudine, di ammirazione e di un sincero desiderio di conversione.

Questo Dio fatto uomo, che tutto può e che ci ama appassionatamente, e di cui abbiamo bisogno in tutto e per tutto «senza di me non potete nulla» (Gv 15,5) ha paradossalmente bisogno di noi: questo è il significato dei sette pani e dei pochi pesci che userà per sfamare a una moltitudine di persone. Se ci rendessimo conto di come Gesù ha bisogno di noi, e del valore che ha per Lui tutto ciò che facciamo, per poco che sia, ci sforzeremo di corrispondergli con tutto il nostro essere ogni giorno di più.

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07/12/2023 09:02
 
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«Non chiunque mi dice: Signore, Signore , entrerà nel regno dei cieli»

Abbé Jean-Charles TISSOT
(Freiburg, Svizzera)
Oggi, il Signore pronuncia queste parole al termine del Suo sermone della montagna , nel quale dà un valore nuovo e più profondo ai Comandamenti del Vecchio Testamento, le parole di Dio agli uomini. Si esprime quale Figlio di Dio, e come tale ci chiede di ricevere quello che io vi dico, come parole di somma importanza: parole di vita eterna che devono essere messe in pratica, e, non solo per essere ascoltate rischiando di dimenticarle o di accontentarsi di ammirarle o di ammirare il Suo autore- ma senza coinvolgersi personalmente.

«Costruire sulla sabbia una casa» (cf. Mt 7,26) è una immagine per descrivere un contegno insensato, che non porta a nessun risultato positivo e finisce nell insuccesso di una vita, dopo uno sforzo lungo e penoso per costruire qualcosa. Bene curris sed extra viam , diceva sant Agostino: corri bene, però fuori dal percorso omologato. Che peccato! Arrivare, solo fino lì: Al momento della prova, delle tempeste e degli straripamenti che necessariamente comprende la nostra vita.

Il Signore vuole insegnarci a porre una base solida, e che il cemento proceda dallo sforzo di mettere in pratica i Suoi insegnamenti, vivendoli ogni giorno con piccole decisioni che cercheremo di seguire. Le nostre risoluzioni quotidiane di vivere la dottrina di Cristo devono, così, sfociare in risultati concreti che, anche se non saranno definitivi, ci permettono di ricavarne felicità e gratitudine quando faremo alla sera, l esame di coscienza. L allegria di aver ottenuto una piccola vittoria su noi stessi sarà un allenamento per altre battaglie e la forza non ci mancherà con la grazia di Dio- per perseverare fino alla fine.
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08/12/2023 09:43
 
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Entrando da lei, disse: Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te»

Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo accenna un accordo musicale, composto da tre note. Tre note non sempre ben intonate della nostra società: quella del fare, quella dell amicizia e quella della coerenza di vita. Ai nostri giorni facciamo molte cose, ma, abbiamo un progetto? Oggi che navighiamo nella società delle comunicazioni, trova spazio nei nostri cuori la solitudine? Oggi, nell era dell informazione, ci permette questa di forgiare la nostra personalità?

Un progetto . Maria, una donna «promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe» (Lc 1,27). Maria ha un progetto, evidentemente di proporzioni umane. Tuttavia, Dio irrompe nella sua vita per presentarle un altro progetto... di proporzioni divine. Anche oggi, vuole entrare nella nostra vita e dare proporzioni divine alle nostre faccende umane.

`Una presenza´. «Non temere, Maria». (Lc 1,30). Cerchiamo di non costruire in qualsiasi modo! Che non succeda che la dipendenza al fare nasconda un vuoto. Il matrimonio, la vita di servizio, la professione non devono essere una scappatoia d ora in avanti. «Piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Presenza che accompagna e da senso. Fiducia in Dio, che, -di rimbalzo- ci porta ad aver fiducia negli altri. Amicizia con Dio che rinnova l amicizia verso gli altri.

`Fermarci´. Ai nostri giorni che riceviamo tanti stimoli, frequentemente contrapposti, è necessario dare forma ed unità alla nostra vita. Maria, dice san Luigi Maria Grignion, «è lo stampo vivo di Dio». Ci sono due modi di fare una scultura, dice Grignion; una più ardua, a colpi di scalpello. L altra, utilizzando uno stampo. Questa seconda forma è più semplice. L esito, però consiste in che la materia sia malleabile e che lo stampo riproduca perfettamente l immagine. Maria è lo stampo perfetto. Ricorriamo a Lei, cercando di essere noi materia malleabile.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Dio è il padre delle cose create; e, Maria è la madre delle cose create. Poichè Dio ha generato colui pei il quale tutto è stato fatto; e, Maria ha dato alla luce colui per il quale tutto è stato salvato» (Sant Anselmo)

«Il saluto dell angelo è stato intessuto con filo dell Antico Testamento. Maria è il germoglio che, nell oscura notte invernale della storia, fiorisce dal tronco di Davide: da Lei nasce l albero della redenzione. Dio non ha fallito, come poteva sembrare all inizio della storia: Dio ha salvato e salva il suo popolo» (Benedetto XVI)

«Questi «splendori di una santità del tutto singolare» di cui Maria è «adornata fin dal primo istante della sua concezione» le vengono interamente da Cristo: ella è «redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 492)
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09/12/2023 11:27
 
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Pregate (...) il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, quando è trascorsa già una settimana, nell itinerario di preparazione alla celebrazione del Natale, abbiamo già constatato che una delle virtù in cui dobbiamo esercitarci nell Avvento è la speranza. Ma non in un modo passivo, come chi stà ad aspettare il passaggio del treno, ma una speranza attiva che ci spinge a prepararci, mettendo, da parte nostra, tutto ciò che sia necessario affinché Gesù possa nascere di nuovo nei nostri cuori.

Dobbiamo, però, cercare di non limitarci solo a quello che noi aspettiamo ma soprattutto a trattare di scoprire che cos è quello che Iddio aspetta da noi. Come i dodici, anche noi siamo chiamati a seguire le loro strade. Voglia il Cielo che oggi ascoltiamo la voce del Signore che -per mezzo del profeta Isaia- ci dice: «Questa è la strada, percorretela» (Is 30,21, della prima lettura di oggi). Seguendo ognuno il proprio cammino, Dio aspetta da tutti che con la nostra vita annunciamo «che il Regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7).

Il Vangelo di oggi ci narra come, di fronte a quella moltitudine di gente, Gesù ebbe compassione e disse loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,37-38). Lui ha voluto aver fiducia in noi e vuole che, nelle più diverse circostanze, rispondiamo alla vocazione di convertirci in apostoli del nostro mondo. La missione per la quale Dio Padre ha inviato suo Figlio al mondo richiede da noi essere i suoi seguaci. Ai giorni nostri troviamo anche una moltitudine disorientata e priva di speranza, che ha sete della Buona Novella della Salvezza che Cristo ci ha portato e della quale noi siamo i messaggeri. E una missione affidata a tutti. Coscienti delle nostre debolezze e handicaps, appoggiamoci sulla preghiera costante e siamo contenti di diventare così collaboratori del piano redentore che Cristo ci ha rivelato.
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10/12/2023 08:14
 
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Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione»

Fr. Faust BAILO
(Toronto, Canada)
Oggi, quando si apre il sipario del dramma divino, possiamo già ascoltare la voce di chi proclama: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,3). Oggi ci troviamo di fronte a Giovanni il Battista mentre prepara lo scenario per l arrivo di Gesù.

Alcuni credevano che Giovanni fosse il vero Messia. Parlava, infatti, come gli antichi profeti, dicendo che l uomo deve abbandonare il peccato per evitarne il castigo e tornare a Dio per trovare la sua misericordia. Questo, però, è un messaggio per tutti i tempi e per tutti i luoghi, e questo, Giovanni lo proclama con urgenza. Così accadde che una massa imponente di gente, da Gerusalemme e da tutta la Giudea, inondò il deserto di Giovanni per ascoltare la sua predicazione.

Come mai Giovanni attraeva tanti uomini e donne? Certamente denunciava Erode e gli altri capi religiosi, un atto coraggioso che affascinava la gente del popolo. Ma, allo stesso tempo, non risparmiava parole aspre per tutti loro, perché anch essi erano peccatori e dovevano pentirsi. E così, confessando i loro peccati, li battezzava nel fiume Giordano. Perciò, Giovanni Battista li ammaliava, perché capivano il messaggio dell autentico pentimento che gli voleva trasmettere. Un pentimento che era qualcosa di più di una confessione del peccato in sé stessa-, un grande passo avanti e, realmente, molto bello! Ma, anche un pentimento fondato sulla convinzione che solamente Dio può contemporaneamente perdonare e cancellare, annullare il debito e distruggere i residui dal mio spirito, raddrizzare i miei cammini morali, così disonesti.

«Non sprecate questo tempo di misericordia offerto da Dio», dice San Gregorio Magno. Non sciupiamo questo momento idoneo per impregnarci di quest amore purificatore che ci viene offerto; possiamo dirci allora che il tempo d Avvento comincia a schiudersi dinanzi a noi.

Siamo preparati, durante quest Avvento, per raddrizzare i cammini verso il Signore? Posso utilizzare questo tempo come un occasione per una confessione più autentica, più penetrante nella mia vita? Giovanni chiedeva sincerità sincerità con sé stessi- al tempo stesso che un abbandono nella Misericordia Divina. Così facendo, aiutava il popolo a vivere per Dio, a capire che vivere è questione di lottare per aprire i cammini della virtù e lasciare che la grazia di Dio vivificasse il suo spirito, con la sua gioia.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Sappiamo di una triplice venuta del Signore. Oltre al prima e all ultima, c è una venuta intermedia. Questa venuta intermedia è come una via per la quale si passa dalla prima all'ultima: nella prima, Cristo era la nostra redenzione; nell ultima apparirà come la nostra vita; in questa è il nostro riposo e la nostra consolazione» (San Bernardo)

«Uno dei tratti caratteristici di Dio è il Dio-che-viene . Non è un Dio che è in cielo, disinteressato a noi e alla nostra storia, ma è il Dio-che-viene . È un Padre che non smette mai di pensare a noi» (Benedetto XVI)

«Infine, con Giovanni Battista lo Spirito Santo inaugura, prefigurandolo, ciò che realizzerà con Cristo e in Cristo: ridonare all uomo la somiglianza divina. Il battesimo di Giovanni era per la conversione, quello nell acqua e nello Spirito sarà una nuova nascita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 720)
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11/12/2023 08:57
 
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Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore insegna e cura allo stesso tempo. Oggi vediamo il Signore che insegnava a quelli che si consideravano molto eruditi in quei tempi: i farisei e i dotti in legge. A volte, noi possiamo pensare che dovuto al secolo in cui viviamo o per gli studi che abbiamo fatto, ci resta poco da imparare. Questa logica, non soprannaturale, ci porta frequentemente a voler fare in modo che i cammini di Dio siano i nostri cammini e non viceversa.

Nell'atteggiamento di quelli che vogliono che il loro amico sia curato, vediamo gli sforzi umani per ottenere quello che veramente desiderano. Ciò che desideravano era veramente molto buono: che l ammalato, cioè, potesse camminare. Ma questo non è sufficiente. Nostro Signore vuole realizzare per noi una guarigione completa. Quindi comincia con quello che Lui è venuto a realizzare in questo mondo, quello che il suo santo nome significa: Salvare l uomo dai suoi peccati.

-La fonte più profonda dei miei mali sono sempre i miei peccati-: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Lc 5,20). Molto spesso, la nostra preghiera o il nostro interesse ha semplicemente un fine materiale, ma il Signore sa quello che ci conviene di più. Come in quei tempi, gli ambulatori dei medici sono pieni di ammalati. Ma, come quegli uomini, rischiamo di non andare troppo diligentemente dove realmente possiamo ristabilirci completamente, come invece succede nell incontro con il Signore nel sacramento della Penitenza.

Punto fondamentale per il credente è sempre l incontro sincero con Gesù Cristo misericordioso. Lui, ricco in misericordia, ci ricorda, specialmente oggi, che in quest Avvento non possiamo trascurare il necessario Suo perdono che ci vien dato a piene mani. E, se è necessario, togliamo gli ostacoli il tetto- che ci impedisce di vederLo. Anch'io ho bisogno di mettere da parte le tegole dei miei pregiudizi, delle mie comodità, dei miei impegni, delle diffidenze che sono un ostacolo per guardare dai tetti in su .

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quanto è grande il Signore, che per i meriti di alcuni perdona altri» (S. Ambrogio)

«Andiamo sempre avanti, cercando il Signore, cercando nuove vie. E se è necessario aprire un buco nel tetto, che la nostra immaginazione creativa della carità ci porti a questo: trovare e aprire vie di incontro, vie di fraternità, vie di pace» (Francesco)

«Gesù ascolta la preghiera di fede espressa in parole (il lebbroso; Giairo: la cananea: il buon ladrone: o in silenzio (i portatori del paralitico: l'emorroissa che tocca la sua veste). Gesù risponde sempre alla preghiera che lo supplica con fede» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2.616)
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13/12/2023 09:23
 
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«Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»

P. Jacques PHILIPPE
(Cordes sur Ciel, Francia)
Oggi, Gesù ci conduce verso il riposo in Dio. Lui è certamente un Padre esigente, perché ci ama e ci invita a dargli tutto, pero non è un giustiziere. Quando ci esige qualcosa è per farci crescere nel suo amore. L unico comandamento è quello di amare. Si può soffrire per amore, però si può anche gioire e riposare per amore...

La docilità verso Dio libera e dilata il cuore. Per questo Gesù, ci invita a rinunciare a noi stessi per prendere la nostra croce e seguirlo, dicendoci: «Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11,30). Anche se in occasioni ci costa ubbidire alla volontà di Dio, farlo con amore ci rende pieni di felicità: «Dirigimi sul sentiero dei tuoi precetti; sì sta in esso il mio diletto» (Sal 119,35).

Mi piacerebbe raccontare un fatto. A volte, dopo una giornata abbastanza faticosa, vado a dormire e percepisco una strana sensazione interna che mi dice: - Non entreresti un momento nella cappella per farmi compagnia? Dopo alcuni istanti di confusione e resistenza, finisco per acconsentire e passare un momento con Gesù. Dopo ritorno a dormire in pace e contento, e al giorno dopo non mi alzo più stanco del solito.

Nonostante tutto, a volte mi succede il contrario. Di fronte a un problema grave che mi preoccupa mi dico: Questa sera pregherò un ora nella cappella per far si che si risolva. Dirigendomi alla cappella, una voce nel fondo del cuore mi dice: - Sai?, mi compiacerebbe di più se andassi a letto subito e riponessi in me la tua fiducia; io mi prendo cura del tuo problema. E ricordando la mia felice condizione di servo inutile , me ne vado a dormire in pace, lasciando tutto nelle mani del Signore...

Tutto questo è per dirci che la volontà Divina esiste dove c è grande amore, ma non obbligatoriamente dove c è grande soffrimento... C è più amore nel riposare grazie alla fiducia, che non preoccupandosi per l'inquietudine!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Tanto leggero è il peso di Cristo che non solo non opprime, ma anche solleva. ci giova portarlo per essere sollevati; se lo deporremo, ci troveremo più oppressi» (Sant Agostino)

«Quando Dio mette il suo braccio sul nostro ombro, come il suo giogo soave , non è un peso che appesantisce su di noi, ma il gesto di accoglienza piena di amore. Il giogo di questo braccio non è un peso, ma il dono dell amore che ci sostiene e ci fa figli.» (Benedetto XVI)

«Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità: "Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me (...) (Mt 11,29)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 459)
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15/12/2023 09:49
 
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«A chi paragonerò io questa generazione?»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, dovremmo turbarci davanti al sospiro del Signore: «a chi paragonerò io questa generazione?» (Mt 11,16). A Gesù lo stupisce il nostro cuore, troppe volte anticonformista ed ingrato. Non siamo mai contenti: ci lagniamo sempre. Abbiamo addiritttura il coraggio di accusarlo e di scaricare su di Lui la colpa di ciò che ci scomoda.

Ma «la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie» (Mt 11,19). Basta contemplare il mistero del Natale. E, in quanto a noi? Com è la nostra fede? Cerchiamo forse di nascondere con queste lamentele l assenza della nostra risposta? Certamente una buona domanda per questo tempo d Avvento!

Dio viene all incontro dell uomo, ma l uomo particolarmente l uomo contemporaneo- rifugge da Lui. Altri hanno paura di Lui, quali Erodi. Ad altri, risulta perfino molesta la Sua sola presenza: «Via! Via! Crocifiggilo!» (Gv 19,15). Gesù «è il Dio che viene» (Benedetto XVI) e noi, invece, sembriamo l uomo che se ne va : «Venne fra i suoi, e i suoi non l hanno accolto» (Gv 1,11).

Perché fuggiamo? Per la nostra mancanza di umiltà. San Giovanni Battista ci raccomandava di rimpicciolirci . E la chiesa ce lo ricorda ogni volta che arriva l Avvento. Facciamoci, dunque, piccoli per poter capire ed accogliere il Piccolo-Dio . Lui ci si presenta nell umiltà delle fasce: mai prima si era predicato un Dio-con-le-fasce ! Che ridicola immagine presentiamo agli occhi di Dio quando gli uomini pretendiamo occultarci dietro scuse e false giustificazioni. Fin dagli albori dell umanità, Adamo gettò la colpa su di Eva; Eva sul serpente e... con il passar dei secoli, continuiamo a fare lo stesso.

Arriva però Gesù-Dio: nel freddo e nella povertà estrema di Betlem non gridò e nulla ci rimproverò. Al contrario: comincia già a caricare sulle sue piccole spalle tutte le nostre colpe. Allora, dobbiamo avere paura di Lui? Davvero avranno valore le nostre scuse di fronte a questo Piccolo-Dio ? «Il segno di Dio è il Bambino; impariamo a vivere con Lui ed anche a praticare con Lui l umiltà» (Benedetto XVI).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quando Dio vide che la paura stava rovinando il mondo, cercò subito di richiamarlo con l'amore, di invitarlo con la sua grazia, di sostenerlo con la sua carità, di vincolarlo con il suo affetto» (San Pietro Crisologo)

«All'umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre un altro tempo per riscoprire il senso della speranza. Dio ci ama e, proprio per questo, aspetta che ritorniamo a lui, che apriamo il nostro cuore al suo amore» (Benedetto XVI)

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. (Gv. 3,13). Lasciata alle sue forze naturali, l'umanità non ha accesso alla "Casa del Padre" (Gv 14,2), alla vita e alla felicità di Dio. Solo Cristo ha potuto aprire questo cammino all'uomo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 661)
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17/12/2023 09:48
 
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«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, a metà dell Avvento, riceviamo un invito all allegria e alla speranza: «Siate sempre lieti (...) in ogni cosa rendete grazie» (I Tes 5,16-17). Il Signore è già vicino: «Figlia mia, il tuo cuore è il cielo per Me», dice Gesù a santa Faustina Kowalska (e, certamente, il Signore lo vorrebbe ripetere ad ognuno dei suoi figli). E un buon momento per pensare a tutto quello che Lui ha fatto per noi e ringraziarGlielo.

L allegria è una caratteristica essenziale della fede. Sapersi amati e salvati da Dio è una grande gioia; riconoscerci fratelli di Gesù Cristo che ha dato la Sua vita per noi è il motivo principale della gioia cristiana. Un cristiano abbandonato alla tristezza avrà una vita spirituale mìsera, non riuscirà a vedere tutto quello che Dio ha fatto per lui e, perciò, sarà incapace di trasmetterlo. La gioia cristiana sgorga dall atto di ringraziamento, specialmente per l amore che il Signore ci mostra; ogni domenica lo facciamo in comunità al celebrare l Eucaristia.

Il Vangelo ci ha presentato l immagine di Giovanni Battista, il precursore. Giovanni godeva di grande popolarità tra la gente semplice; ma quando gli rivolgono la domanda, egli risponde con umiltà: «Io non sono il Messia...» (cf. Gv 1,21); «Io battezzo nell acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Colui che viene dopo di me» (Gv 1,26-27). Gesù Cristo è Colui che aspettano; Lui è la Luce che illumina il mondo. Il Vangelo non è un messaggio assurdo, e nemmeno è una dottrina come tante altre, ma è la Buona Nuova che da senso a tutta la vita umana, perché ci è stata comunicata dallo stesso Dio che si è fatto uomo. Ogni cristiano viene invitato a manifestare la sua fede in Gesù Cristo e ad essere testimone della sua fede. Come discepoli di Cristo, siamo chiamati ad apportare il dono della luce. Ma oltre a queste parole, il testimonio migliore, è, e sarà l esempio di una vita fedele.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«E proprio perché é difficile distinguere la parola dalla voce, hanno preso Giovanni per il Messia. La voce fu confusa con la parola: ma la voce si riconobbe e per non offendere la parola disse: Non sono io il Messia, né Elia e neppure il Profeta» (Sant Agostino)

«Per avere gioia nella preparazione del Natale é necessario prima di tutto pregare. Secondo dare grazia al Signore. E infine pensare come posso andare incontro agli altri, portando un po di unzione, pace e gioia. Questa é la gioia del cristiano» (Francesco)

«Dopo aver accettato di dargli il battesimo tra i peccatori, Giovanni Battista ha visto e mostrato in Gesù ʽl'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondoʼ (Gv 1,29). Egli manifesta così che Gesù è insieme il Servo sofferente che si lascia condurre in silenzio al macello (Is 53,7) e porta il peccato delle moltitudini e l'Agnello pasquale simbolo della redenzione di Israele al tempo della prima pasqua (Ex 12,3-14).Tutta la vita di Cristo esprime la sua missione: ʽServire e dare la propria vita in riscatto per moltiʼ (Mc 10,45)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n°608)
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18/12/2023 08:39
 
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«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia della parola ci invita a considerare il meraviglioso esempio di San Giuseppe. Lui fu straordinariamente sacrificato e delicato con la sua promessa Sposa Maria.

Non c è dubbio che entrambi fossero persone eccellenti, innamorati fra di loro come nessun altra coppia. Però, allo stesso tempo, c è da riconoscere che l Altissimo volle che il loro amore passasse per circostanze molto esigenti.

Il Papa san Giovanni Paolo II ha scritto che «Il cristianesimo è la sorpresa di Dio che si è messo al lato della sua creatura». Di fatto, è stato Lui a prendere l Iniziativa : per venire a questo mondo, non ha aspettato che facessimo meriti. Malgrado tutto, Egli propone la sua iniziativa, non impone: quasi diremmo ci chiede permesso . A Santa Maria le è stato proposto Non le è stato imposto! la vocazione di Madre di Dio: «Egli che aveva: Il potere di crearlo tutto partendo dal nulla, si è negato a rifare ciò che era stato profanato se non interveniva Maria» (San Anselmo).

Però Dio non soltanto ci chiede permesso, ma anche la nostra contribuzione ai suoi piani e una contribuzione eroica. E così fu nel caso di Maria e Giuseppe. In concreto, il Bambino Gesù aveva bisogno di avere dei genitori. Ancor di più: aveva bisogno dell eroismo dei genitori che dovettero sforzarsi molto per difendere la vita del piccolo Redentore .

Ciò che è molto bello è che Maria svelò pochissimi dettagli della nascita: un fatto così emblematico è stato raccontato con solo due versi (cf. Lc 2,6-7). In cambio fu più esplicita al parlare della delicatezza che suo Sposo Giuseppe ebbe con Lei. Il fatto che «prima di cominciare a vivere insieme, si ritrovò incinta per opera dello Spirito Santo». Giuseppe suo Sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (Mt 1,19). Così, prima che fosse stata promulgata la legge della carità, San Giuseppe l aveva già messa in pratica. Maria (e il tratto giusto verso di Lei), fu la sua legge).
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19/12/2023 09:18
 
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«L angelo gli disse: Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni»

Rev. D. Ignasi FUSTER i Camp
(La Llagosta, Barcelona, Spagna)
Oggi, l'Arcangelo Gabriele annuncia al sacerdote Zaccaria la nascita soprannaturale di Giovanni Battista, che preparerà la missione del Messia. Dio, nella sua amorosa provvidenza, prepara la nascita di Gesù con la nascita di Giovanni Battista. Non importa che Elisabetta sia sterile. Dio vuol fare il miracolo per amore a noi, sue creature.

Però Zaccaria non manifesta nel momento opportuno la visione soprannaturale della fede: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (Lc 1,18). Ha un concetto delle cose eccessivamente umano. Gli manca la docilità fiduciosa per credere nei progetti di Dio, che sono sempre più grandi dei nostri: in questo caso, si parla nientemeno che dell Incarnazione del Figlio di Dio per la salvezza del genere umano! L angelo trova Zaccaria distratto , lento per le cose di Dio, come se stesse fuorigioco .

Mancano solo pochi giorni a Natale e conviene che l Angelo del Signore ci trovi preparati, come Maria. Dobbiamo cercare di mantenere la presenza di Dio durante la giornata, di intensificare il nostro amore a Cristo nei nostri momenti di preghiera, di ricevere con molta devozione la Santa Comunione: perché Gesù nasce e viene a noi! E che non ci manchi la visione spirituale nelle attività quotidiane della nostra vita. Dobbiamo porre uno sguardo soprannaturale nella nostra professione, nei nostri studi, nei nostri apostolati, anche nei contrattempi della giornata. Nulla sfugge alla provvidenza divina! Con la certezza e la gioia di sapere che collaboriamo con gli angeli e con il Signore nei progetti amorosi e salvifici di Dio.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Se l'uomo accoglie senza vanità né vanto la vera gloria che proviene da chi lo ha creato, riceverà da Lui ancora più gloria, fino a rendersi simile a Colui che morì per lui» (Sant Ireneo)

«Dalla sterilità il Signore è capace di ricominciare una nuova discendenza, una nuova vita: questo è il messaggio di oggi. Quando l'umanità è esaurita, non può andare più avanti, arriva la grazia e viene il Figlio, e viene la salvezza» (Francesco)

« Venne un uomo, mandato da Dio è il suo nome era Giovanni (Gv 1,6). Giovanni è riempito di Spirito Santo, fin dal seno di sua madre' (Lc 1,15.45) da Cristo stesso che la Vergine Maria aveva da poco concepito per opera dello Spirito Santo. La visitazione" di Maria ad Elisabetta diventa così visita di Dio al suo popolo » (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 717)
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20/12/2023 08:06
 
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«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo, ancora una volta, questa impressionante scena dell Annunciazione. Dio, sempre fedele alle sue promesse, per mezzo dell angelo Gabriele fa sapere a Maria che è lei la eletta per portare il Salvatore al mondo. Così è come abitualmente attua il Signore l avvenimento più grandioso per la storia dell umanità -il Creatore e Signore di tutte le cose si fa uomo come noi-, succede nel modo più semplice: una giovane, in un piccolo paesino della Galilea, senza spettacolo.

Il modo è semplice; l avvenimento è immenso. Come sono anche immense le virtù della Vergine Maria: piena di grazia, il Signore è con Lei, umile, semplice, disponibile alla volontà di Dio, generosa. Dio ha i suoi progetti per Lei, come li ha per te e per me, però lui attende la cooperazione libera ed amorosa di ognuno di noi per portarli a termine. Maria ci da l esempio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Non non solo è un si al messaggio dell angelo; è mettersi pienamente nelle mani del Padre-Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla sua grandissima provvidenza, è un dire si e lasciare che il Signore agisca sempre, in tutte le circostanze della sua vita.

Dalla risposta di Maria, così come dalla risposta a ciò che Dio ci chiede scrive il santo Josemaría «non dimenticarlo, dipendono molte cose grandi».

Ci stiamo preparando per celebrare la festa del Natale. La miglior forma per farlo è restare accanto a Maria, contemplando la sua vita e cercando di imitare le sue virtù per poter ricevere il Signore con un cuore ben disposto: Cosa spera Dio da me, ora, oggi, nel mio lavoro, con la persona che tratto, nella mia relazione con Lui? Sono piccole situazioni di tutti i giorni, però, dipende tanto dalla risposta che diamo!
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21/12/2023 09:00
 
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«Beata colei che ha creduto»

Rev. D. Àngel CALDAS i Bosch
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, il testo del Vangelo corrisponde al secondo mistero gaudioso: la «Visita di Maria a sua cugina Elisabetta». È davvero un mistero! Un esplosione silenziosa di una gioia profonda come mai la storia ci aveva raccontato! È la gioia di Maria, che ha appena ricevuto la notizia che sarà madre per opera dello Spirito Santo. La parola latina gaudium esprime una gioia profonda, intima, che non esplode al di fuori. Nonostante questo, le montagne della Giudea si ricoprirono di giubilo. Maria esultava come una mamma che sa di aspettare un figlio. E che Figlio! Un Figlio che pellegrinava, già prima di nascere, per i sentieri sassosi che portavano fino ad Ain Karim, racchiuso nel cuore e nelle braccia di Maria.

Gaudio nell anima e nel volto di Elisabetta e nel bambino che sussulta di gioia nel suo seno. Le parole della cugina di Maria attraverseranno i tempi: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (cf. Lc 1,42). La preghiera del Rosario, come fonte di gioia, è una delle nuove prospettive scoperte da san Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica Il rosario della Vergine Maria.

La gioia è inseparabile dalla fede. «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,43). La gioia di Dio e di Maria si è sparsa per tutto il mondo. Per accoglierla, basta aprirsi nella fede all azione costante di Dio nella nostra vita e camminare con il Bambino, con Colei che ha creduto e della mano innamorata e forte di san Giuseppe. Per le strade del mondo, sull asfalto, sulle pietre o lungo i terreni fangosi, un cristiano porta con sé, sempre, due dimensioni della fede: l unione con Dio e il servizio al prossimo. Il tutto ben assemblato: con una unità di vita che impedisca che ci sia una soluzione di continuità tra una cosa e l altra
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22/12/2023 08:57
 
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L anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore»

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo della Messa presenta alla nostra considerazione il Magnificat, che Maria piena di gioia, intonò in casa della sua parente Elisabetta, madre di Giovanni il Battista. Le parole di Maria ci portano reminiscenze di altri canti biblici che Ella conosceva molto bene e che aveva recitato e contemplato in tante ocassioni. Però adesso, nelle sue labbra, quelle stesse parole hanno un significato molto più profondo: Lo spirito della Madre di Dio lascia intravedere dietro di loro la purezza del suo cuore. Ogni giorno, la Chiesa le fa sue nella Liturgia delle Ore quando pregando le Vispere dirige verso il cielo quello stesso canto con il quale Maria si esultava, benediva e ringraziava Dio per tutte le sue bontà.

Maria si é beneficiata della grazia più straordinaria che mai nessun altra donna ha ricevuto o riceverà: è stata eletta da Dio, fra tutte le donne della storia, per essere la Madre di quel Messia Redentore che la Umanità stava aspettando da secoli. É l onore più grande mai concesso ad un essere umano ed Ella lo riceve con assoluta semplicità e umiltà, rendendosi conto che è tutta grazia, regalo e che Ella non è nulla davanti all immensità del Potere e della grandezza di Dio, che ha compiuto meraviglie in Lei (cf Lc. 1,49). Una grande lezione di umiltà per tutti noi, figli di Adamo ed eredi di una natura umana segnata profondamente per quel peccato originale del quale giorno dopo giorno, trasciniamo le conseguenze.

Stiamo arrivando già alla fine del tempo di Avvento, un tempo di conversione e di purificazione. Oggi è Maria che ci insegna il cammino migliore. Meditare la preghiera della nostra Madre volendo farla nostra ci aiuterà ad essere più umili. Santa Maria ci aiuterà se glielo chiediamo fiduciosi.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Maria disse. L anima mia magnifica il Signore . Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio» (San Beda Venerabile)

«Nella casa di Elisabetta e di Zaccaria, ascoltiamo il Magnificat , questo grande poema che ci è sgorgato dalle labbra, o meglio, dal cuore di Maria, per ispirazione dello Spirito Santo. La mia anima loda il Signore ... Maria è gande proprio perchè non volle farsi grande Lei stessa» (Benedetto XVI)

«Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il « nulla della creatura », la quale non esiste che da Dio. Adorare Dio come fa Maria nel « Magnificat » è lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il suo nome (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.097
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23/12/2023 09:21
 
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Che sarà mai questo bambino?. E davvero la mano del Signore era con lui»

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me» (Mal 3,1). La profezia di Malachia si compie in Giovanni Battista. È lui uno dei personaggi principali della liturgia di Avvento, che invita a prepararci con la preghiera e la penitenza per la venuta del Signore. Così come recita la preghiera di colletta della messa di oggi: «è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».

La nascita del Precursore ci parla della prossimità del Natale. Il Signore è vicino, prepariamoci! Interrogato dai sacerdoti venuti da Gerusalemme su chi egli fosse, rispose: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore » (Gv 1,23).

«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20), si legge nell antifona della Comunione. Dobbiamo fare un esame per vedere come ci stiamo preparando per ricevere Gesù il giorno di Natale: Dio vuole nascere soprattutto nei nostri cuori.

La vita del Precursore ci insegna la virtù di cui abbiamo bisogno per ricevere bene Gesù; fondamentalmente è l umiltà del cuore. Egli si riconosce strumento di Dio per compiere la sua vocazione, la sua missione. Come dice sant Ambrogio: «Non ti gloriare di essere chiamato figlio di Dio riconosciamo la grazia senza dimenticare la nostra natura-; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai solo fatto quello che si doveva fare. Il sole fa il suo lavoro, la luna obbedisce; gli angeli compiono la loro missione. Lo strumento scelto dal Signore per i gentili dice: Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio (1Cor 15,9)».

Cerchiamo solo la gloria di Dio. La virtù dell umiltà ci disporrà a prepararci come si deve alle feste che si avvicinano.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Elisabetta avvertì la vicinanza di Maria, Giovanni quella del Signore; la donna udì il saluto della donna, il figlio sentì la presenza del Figlio; le donne proclamano la grazia, i figli ottengono che le loro madri godano di questo dono» (Sant Ambrogio)

«Giovanni annuncerà Qualcuno di più grande che doveva venire dopo di lui. È stato inviato proprio per preparare ilcammino a questo misterioso Altro; tutta la sua missione è orientata a Lui. Annunciava qualcosa di veramente grande» (Benedetto XVI)

« Giovanni è « più che un profeta ». In lui lo Spirito Santo termina di « parlare per mezzo dei profeti ». Giovanni chiude il ciclo dei profeti inaugurato da Elia. Egli annunzia che la consolazione di Israele è prossima; è la « voce » del Consolatore che viene. Come farà lo Spirito di verità, egli viene « come testimone per rendere testimonianza alla Luce » (Gv 1,7). In Giovanni, lo Spirito compie così le « indagini dei profeti » e il « desiderio » degli angeli» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 719)
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26/12/2023 09:30
 
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«Vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, appena assaporata la profonda esperienza della nascita di Gesù, cambia la scena liturgica. Si potrebbe pensare che la celebrazione di un martire, non si adatta al fascino del Natale ... Il martirio di Santo Stefano, che veneriamo come protomartire della cristianità, ricade nella teologia dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Gesù è venuto sulla terra per versare il suo Sangue per noi. Stefano fu il primo a versare il suo sangue per Gesù. Leggiamo nel Vangelo come Gesù stesso lo annuncia: «Vi consegneranno ai loro tribunali (...) sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia» (Mt 10,17.18). Precisamente "martire" significa proprio questo: testimone.

Questa testimonianza nella parola e nell'azione viene data grazie alla forza dello Spirito Santo: «È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19). Tale come leggiamo negli Atti degli Apostoli , capitolo 7, Stefano, portato in tribunale, ha tenuto una lezione magistrale, facendo un percorso per il Vecchio Testamento, dimostrando che tutto converge nel Nuovo, nella persona di Gesù. In lui viene compiuto tutto ciò che è stato annunciato dai profeti e insegnato dai patriarchi.

Nel racconto del suo martirio incontriamo una bellissima allusione trinitaria: «Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù stare alla destra di Dio." (At 7,55). La sua esperienza era come un assaggio della gloria del cielo. E Stephen morì come Gesù, perdonare coloro che hanno sacrificato: "Signore, non tenere questo peccato» (At 7,60); pregò le parole del Maestro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).

Chiediamo questo martire che sappiamo come vivere come lui, pieni dello Spirito Santo, affinché, a fissando lo sguardo al cielo, vediamo Gesù alla destra di Dio. Questa esperienza ci farà godere del cielo, mentre siamo sulla terra.
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27/12/2023 10:12
 
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«Vide e credette»

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia celebra la festa di san Giovanni, apostolo ed Evangelista. Il giorno dopo Natale, la Chiesa celebra la festa del primo martire della fede cristiana, santo Stefano, e, al giorno successivo, la festa di san Giovanni, colui che meglio e più profondamente penetra nel mistero del Verbo incarnato, il primo teologo e modello di ogni vero teologo. Il passaggio del suo Vangelo che viene oggi presentato, ci aiuta a contemplare il Natale dalla prospettiva della Risurrezione del Signore. Infatti, Giovanni, arrivato al sepolcro vuoto, «vide e credette» (Gv 20,8). Fiduciosi nel testimonio degli Apostoli, noi ci sentiamo mossi, ogni Natale a vedere e credere .

Uno può rivivere questi stessi vedere e credere , riflettendo sulla nascita di Gesù, il Verbo incarnato. Giovanni, mosso dalla intuizione del suo cuore e dovremmo aggiungere, mosso dalla grazia - vede più in là di quanto i suoi occhi, in quel momento, possano arrivare a contemplare. In realtà, se lui crede, lo fa senza aver visto ancora Cristo, per cui c è lì implicita una lode per quelli che «non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29), lode con la quale finisce il vigesimo capitolo del suo Vangelo.

Pietro e Giovanni corrono insieme verso il sepolcro, ma il testo ci dice che Giovanni «corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro» (Gv 20,4). Sembra che Giovanni fosse mosso più dal desiderio di trovarsi nuovamente accanto a Chi egli amava Cristo- che stare solo fisicamente accanto a Pietro, di fronte al quale, tuttavia, -con il gesto di aspettarlo, perché fosse questi ad entrare per primo nel sepolcro- prova che è Pietro chi ha il primato nel Collegio Apostolico. Comunque, il cuore ardente, colmo di zelo, traboccante d amore di Giovanni è ciò che lo porta a correre e avanzare , in un chiaro invito perché anche noi viviamo ugualmente la nostra fede con questo desiderio così ardente di ritrovare il Risuscitato.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Giovanni, stando accanto alla mangiatoia, ci dice: Guardate cosa è concesso a coloro che si danno a Dio con un cuore puro. Essi parteciperanno alla piena e inesauribile pienezza della vita umano-divina di Cristo come una vera ricompensa» (Santa Teresa Benedetta della Croce)

«Quale miglior commento al 'nuovo comandamento' di cui parla San Giovanni? Chiediamo al Padre di viverla, anche se sempre in modo imperfetto, così intensamente da contagiare le persone che incontriamo lungo il cammino» (Benedetto XVI)

«Riprendendo la frase di san Giovanni ("Il Verbo si è incarnato": Gv 1,14), la Chiesa chiama Incarnazione il fatto che il Figlio di Dio ha assunto una natura umana per realizzare la nostra salvezza (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 461)
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28/12/2023 09:51
 
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«Si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto»

Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi celebriamo la festa dei Santi Innocenti, martiri. Anche se immersi nelle celebrazioni natalizie, non possiamo ignorare il messaggio che la liturgia vuole trasmetterci per definire, ancora di più, la buona Nuova della nascita di Gesù, con due particolari molto chiari. In primo luogo, la predisposizione di San Giuseppe nel progetto salvatore di Dio, accettando la Sua volontà. E,contemporaneamente,il male, l ingiustizia che frequentemente troviamo nella nostra vita, materializzato in questo caso nel martirio dei bambini Innocenti. Tutto questo richiede un atteggiamento ed una risposta personale e sociale.

San Giuseppe ci offre un testimonio molto chiaro di risposta decisa davanti alla chiamata di Dio. In lui ci sentiamo identificati quando dobbiamo prendere decisioni nei momenti difficili della nostra vita e partendo dalla nostra fede: «Si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (Mt 2,14).

La nostra fede in Dio coinvolge la nostra vita. Fa sì che ci `alziamo´, cioè ci invita a stare attenti su quanto accade attorno a noi, perché -frequentemente- è da dove Dio ci parla. Ci fa prendere il `Bambino e Sua madre´ questo vuol dire che Dio ci si avvicina, quale compagno nel cammino, rafforzando la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità e ci fa uscire di notte verso l Egitto, ossia ci invita a non aver paura di fronte alla nostra stessa vita, che frequentemente si vede colma di notti difficili da illuminare.

Questi bambini martiri, oggi, hanno pure nomi reali di bambini, di giovani coppie di persone in età avanzata, immigranti ammalati... che aspettano la risposta della nostra carità. San Giovanni Paolo II dice così: «Infatti sono molte nei nostri tempi i bisogni che interpellano alla sensibilità cristiana. E l ora di una nuova `immaginazione della carita´ che viene realizzata, non solo nell efficacia dell aiuto offerto, ma anche nella capacità di farci sentire vicini e solidali con chi soffre».

Che la luce nuova, chiara e forte di Dio, fatto Bambino, riempia le nostre vite e rafforzi la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.
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29/12/2023 08:59
 
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«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace (...), perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»

Chanoine Dr. Daniel MEYNEN
(Saint Aubain, Namur, Belgio)
Oggi, 29 dicembre, festeggiamo il santo Re Davide; ma la Chiesa vuole onorare tutta la famiglia di Davide e, specialmente, il più illustre di tutti loro, Gesù, il Figlio di Dio, Figlio di Davide! Oggi, in questo eterno oggi del Figlio di Dio, l Antica Alleanza del tempo del Re Davide, si realizza e si compie in tutta la sua pienezza. Dunque, come narra il Vangelo di oggi, il Bambino Gesù viene presentato nel Tempio dai Suoi genitori, nell osservanza dell antica Legge: «Quando furono compiuti i giorni della purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore come è scritto nella legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» (Lc 2,22-23).

Oggi si eclissa la vecchia profezia, per cedere il passo alla nuova: Colui che il Re Davide aveva annunciato all intonare i suoi salmi messianici, è entrato finalmente nel Tempio di Dio! Oggi è il grande giorno in cui quello che San Luca denomina `Simeone´, presto abbandonerà questo mondo di oscurità per entrare nella visione della Luce eterna: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli» (Lc 2,29-32).

Anche noi, che siamo il Santuario di Dio, nel quale abita il suo Spirito (cf. 1Cor 3,16), dobbiamo stare attenti a ricevere Gesù nel nostro interiore. Se oggi abbiamo la fortuna di ricevere Gesù nell Eucaristia, chiediamo a Maria, la Madre di Dio, che interceda per noi presso il Figlio: che muoia l uomo vecchio e che il nuovo uomo (cf.Col 3,10) nasca in tutto il nostro essere, perché possiamo trasformarci nei nuovi profeti, coloro che annuncino al mondo intero la presenza di Dio tre volte santo, Padre, Figlio e Spirito Santo!

Come Simeone, siamo profeti della morte dell uomo vecchio ! Come disse il Papa , Giovanni Paolo II, «la pienezza dello Spirito di Dio viene accompagnata (...) innanzitutto dalla disponibilità interiore che proviene dalla fede. Da questo, l anziano Simeone, uomo giusto e pietoso, ebbe l intuizione nel momento della presentazione di Gesù nel Tempio».
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30/12/2023 08:27
 
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«Si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino»

Rev. D. Joaquim FLURIACH i Domínguez
(St. Esteve de P., Barcelona, Spagna)
Oggi, Giuseppe e Maria hanno appena finito di celebrare il rito della presentazione del primogenito, Gesù, nel Tempio di Gerusalemme. Maria e Giuseppe non risparmiano niente pur di compiere con minuzie tutto ciò che la Legge prescrive, perchè compiere tutto quello che Iddio vuole, è segno di fedeltà, di amore a Dio.

Da quando il loro Figlio il Figlio di Dio- è nato, Giuseppe e María provano una meraviglia dietro l altra: i pastori, i magi d Oriente, gli angeli... Non solo avvenimenti straordinari esterni, ma anche quelli interni, nel cuore delle persone che hanno qualche contatto con il Bambino.

Oggi appare Anna, una signora avanzata negli anni, vedova, che, in un determinato momento, decise di dedicare tutta la sua vita al Signore, con digiuni e preghiera. Non sbagliamo al dire che questa donna era una delle vergini prudenti della parabola del Signore (cf. Mt 25,1-13): cercando sempre di scoprire fedelmente in tutto ciò che le sembri sia la volontà di Dio. E risulta evidente: quando arriva il momento, il Signore la trova opportunamente. Tutto il tempo che ha dedicato al Signore, quel Bambino glie lo ricompensa con generosità. Chiedetele, chiedete ad Anna se è valsa la pena pregare tanto, digiunare tanto ed avere tanta generosità!

Dice il testo che «Si mise (anche lei) a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,28). La gioia si trasforma in un apostolato ben preciso: lei è il motivo e la radice. Il Signore è infinitamente generoso verso di quelli che si dimostrano generosi nei Suoi confronti.

Gesù, Dio Incarnato, vive la vita di famiglia a Nazaret, come ogni famiglia: cresce, lavora, impara, prega, gioca... O santa quotidianità, benedetta consuetudine dove crescono e si rafforzano, quasi inavvertitamente, le anime degli uomini di Dio! Come risultano importanti le piccole cose di ogni giorno!
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30/12/2023 08:52
 
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«Si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino»

Rev. D. Joaquim FLURIACH i Domínguez
(St. Esteve de P., Barcelona, Spagna)
Oggi, Giuseppe e Maria hanno appena finito di celebrare il rito della presentazione del primogenito, Gesù, nel Tempio di Gerusalemme. Maria e Giuseppe non risparmiano niente pur di compiere con minuzie tutto ciò che la Legge prescrive, perchè compiere tutto quello che Iddio vuole, è segno di fedeltà, di amore a Dio.

Da quando il loro Figlio il Figlio di Dio- è nato, Giuseppe e María provano una meraviglia dietro l altra: i pastori, i magi d Oriente, gli angeli... Non solo avvenimenti straordinari esterni, ma anche quelli interni, nel cuore delle persone che hanno qualche contatto con il Bambino.

Oggi appare Anna, una signora avanzata negli anni, vedova, che, in un determinato momento, decise di dedicare tutta la sua vita al Signore, con digiuni e preghiera. Non sbagliamo al dire che questa donna era una delle vergini prudenti della parabola del Signore (cf. Mt 25,1-13): cercando sempre di scoprire fedelmente in tutto ciò che le sembri sia la volontà di Dio. E risulta evidente: quando arriva il momento, il Signore la trova opportunamente. Tutto il tempo che ha dedicato al Signore, quel Bambino glie lo ricompensa con generosità. Chiedetele, chiedete ad Anna se è valsa la pena pregare tanto, digiunare tanto ed avere tanta generosità!

Dice il testo che «Si mise (anche lei) a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,28). La gioia si trasforma in un apostolato ben preciso: lei è il motivo e la radice. Il Signore è infinitamente generoso verso di quelli che si dimostrano generosi nei Suoi confronti.

Gesù, Dio Incarnato, vive la vita di famiglia a Nazaret, come ogni famiglia: cresce, lavora, impara, prega, gioca... O santa quotidianità, benedetta consuetudine dove crescono e si rafforzano, quasi inavvertitamente, le anime degli uomini di Dio! Come risultano importanti le piccole cose di ogni giorno!
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TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, VIRTUOSO E LODEVOLE, SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI. (Fil.4,8) ------------------------------------------
 
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